L’ultimo regalo di Giovanni Chiaramonte

Luigi Ghirri: Nostalgia del Futuro – L’immagine necessaria 

mostra Ghirri Mi-©MLPaolillo- 26.11.2023_05
mostra Ghirri Mi-©MLPaolillo- 26.11.2023_05

Un omaggio all’amico emiliano le cui opere raramente vengono proposte a Milano. Eppure lui a Milano e dintorni ci veniva a fronte di diversi incarichi commissionati, tra l’altro, anche dalla Triennale. E quasi 200 sono le immagini di Luigi Ghirri conservate presso l’archivio del MuFoCo di Cinisello Balsamo, tra cui diversi scatti presi a Melegnano, San Zenone al Lambro, Casaletto Lodigiano, Macherio. Ma Milano è così. Solo chi fa presa sulla massa può avere grandi spazi, grandi cartelloni e lettere cubitali, cose che Ghirri, a Milano, forse non avrà mai. Ma nondimeno è negli occhi e nel cuore di tantissimi fotografi, e non, operanti nell’area metropolitana e nell’Interland, che amano il suo linguaggio, la sua poetica, il suo pensiero, seguendo le sue tracce e i suoi insegnamenti.

In cima a un alto blocco, tratto da un familiare cofanetto in tela rilegato a mano e intitolato Paesaggi di cartone, è questa la prima immagine di Luigi Ghirri che ho visto nel settembre del 1973 al Diaframma di Milano diretto da Lanfranco Colombo, la prima galleria in Europa dedicata alla fotografia. Quella immagine con l’intera sequenza, mi rese evidente e ineludibile, in quanto già avvenuta, la distruzione del mondo secondo natura, il venir meno della fisicità del reale e il suo svanire dietro la superficie illusoria di una simulazione straordinaria e omologante che aveva dato vita a una nuova creazione fatta di seducenti figure artificiali, in un moltiplicarsi di segni invasivo e senza fine, quindi senza un fine, senza un senso, senza origine come senza destino.”

“Immagine dopo immagine, proprio attraverso quei paesaggi di cartone e plastica, la fotografia di Ghirri faceva trasparire la realtà di una dimensione interiore, fino a quel momento invisibile, dove lo sguardo ritrovava lo spazio inaspettato di un luogo vero, la profondità di un nuovo orizzonte in cui era avvertibile la presenza discreta e rassicurante di un altro sguardo: lo sguardo aperto all’infinito, pieno di domande, che fa di ogni faccia un volto e di ogni uomo una persona. Decisi di cercare quel volto, di conoscere quella persona e di lì a pochi giorni ci trovammo nella villetta a schiera nelle vicinanze di Modena dove Ghirri allora risiedeva, lavorando come geometra in un enorme palazzo dalla ridicola forma avveniristica in ferro e vetro.

Così Giovanni Chiaramonte ricorda il primo incontro, prima con la fotografia, proprio a Milano, poi a Modena con l’uomo Luigi Ghirri, con il quale inizierà una duratura amicizia, un’intesa umana ed una “reciproca compagnia alla vocazione per la fotografia praticata come visione della coscienza e come conoscenza del mondo”, un sodalizio ed un lavoro quotidiani sia individuali sia comunitari, secondo quello che Ghirri considerava essere il compito del fotografo “di verificare come sia ancora possibile desiderare e affrontare la strada della conoscenza per poter infine distinguere l’identità precisa dell’uomo, delle cose, della vita, dall’immagine dell’uomo, delle cose, della vita

Sono passati 50 anni da quell’incontro, i paesaggi di Ghirri drammaticamente profetici sono andati ben oltre il cartone, il processo di destrutturazione del reale è quasi del tutto compiuto. Il dissolversi della fisicità a vantaggio della forma illusoria, artificiale, omologante, ovvero la quasi completa sostituzione del reale con il virtuale, attuato al punto che sempre più spesso, già nella più consueta quotidianità, non sono distinguibili l’una dall’altra. Ecco che il viaggio di Ghirri, come narrato da Chiaramonte, “alla ricerca dell’originale perduto… un viaggio nel perenne immutabile accompagnato da un vivo desiderio del miracoloso” oggi più che mai diventa attuale e desiderabile, possibile solo partendo dallo sguardo di chi come lui ha visto ciò che stava e che sarebbe accaduto.

Luigi Ghirri: Nostalgia del Futuro – L’immagine necessaria” è quindi a ragione il titolo della mostra che commemora e

mostra Ghirri Mi-©MLPaolillo- 26.11.2023_03
mostra Ghirri Mi-©MLPaolillo- 26.11.2023_03

 racconta quell’incontro e quell’amicizia che cambiò la vita di entrambi i fotografi, allestita presso il Centro Culturale di Milano, uno dei luoghi di cultura più vivi a Milano e al quale Giovanni Chiaramonte era legato da una storia di amicizia, posto a metà strada tra San Babila e il Duomo, a pochi passi alla piccola Chiesa di San Vito in Pasquirolo sede della Comunità Ortodossa del Patriarcato di Mosca. L’ossatura della mostra, ideata da Camillo Fornasieri direttore del CCM, in collaborazione con CSAC Università di Parma e il Patrocinio dell’Università IULM, del Comune di Milano e della Regione Lombardia, rende evidente la ricerca di Ghirri dell’originale perduto, dai particolari ordinari alle architetture urbane storiche e periferiche, dai paesaggi padani alle spiagge disabitate. Una preziosa raccolta di 90 fotografie original and vintage print, arricchita dalle inedite Polaroid di grande formato 80×60, prodotte nello Studio Polaroid di Amsterdam ed esposte ora per la prima volta.

Una piccola raccolta raffrontata all’immensa produzione di Luigi Ghirri, ma che riesce comunque a compendiarne il lavoro, ripercorrendone i passi, la poetica, il pensiero, la visione. Un racconto per immagini, nel quale ciascun fotogramma rimanda al precedente, al successivo e a quello di fronte, proprio come era nel modo di Luigi Ghirri di concepire la realtà, pensare per immagini, dove ogni immagine è un frammento di realtà che rimanda all’infinito. Immagini del tempo sospese nel tempo, la finestra che si apre sul Duomo di Orvieto che sembra un dipinto, un riquadro di libreria con una cartolina, le spiagge desolate, la pianura struggente, i muri parlanti, gli oggetti consueti ordinari e simbolici, il portacenere pieno di cicche con l’effige del David, le porte, mute o spalancate sul mondo a fianco, e gli imponenti ingressi senza cancelli, le strade e i cartelloni sbucciati, le cartoline spiegazzate, i giornali, le opere d’arte interpretate, gli interni trasognanti, i paesaggi urbani e le illusioni gli inganni, i paradossi visivi, immagini dove luce e colore sono parte integrante del soggetto e soggetti essi stessi. Immagini concettualmente e visivamente raffinate, colte, simboliche, evocative, volte, appunto, ad evidenziare o a contrastare la dilagante ed omologante comunicazione di massa.

E forse, proprio per questa sua quasi ossessiva ricerca di ciò che il mondo stava perdendo, le fotografie di Ghirri sono pervase di struggente nostalgia. La malinconia e la nostalgia di luoghi vissuti in un’altra vita ma ancora presenti nella memoria, la visione onirica (i colori, questi suoi colori!) lontana ma non distante, luoghi della memoria antica personale e familiare, comunitaria, ereditaria.

mostra Ghirri Mi-©MLPaolillo- 26.11.2023_06
mostra Ghirri Mi-©MLPaolillo- 26.11.2023_06

I colori per lo più morbidi, leggermente desaturati, raramente accesi e vividi, l’aspetto non nitido dei soggetti, più o meno nebulosi come avvolti da una lieve foschia, i dettagli abbozzati e lasciati intuire, il rimando a ciò che c’è oltre il margine del fotogramma, rendono la realtà dei racconti di Luigi Ghirri struggente e ancora desiderabile, come quei sogni così veri che al risveglio ancora ci trattengono e dai quali non vorremmo tornare.

Giovanni Chiaramonte, curatore della mostra, non ne ha visto l’inaugurazione, portato via dal suo male otto giorni prima, lasciandoci, noi troppo presto privati della guida di Luigi Ghirri, ancora più orfani, ma consapevoli dell’enorme ricchezza e bellezza che entrambi ci hanno lasciato.

Grazie Giovanni per questo tuo ultimo prezioso regalo

Maria Luisa Paolillo 


La mostra Luigi Ghirri: Nostalgia del Futuro – L’immagine necessaria è visitabile presso il Centro Culturale di Milano in Largo Corsia dei Servi 4 a Milano, fino al 09 dicembre 2023 


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